Curriculum Vitae

Cognome: DEGLI ESPOSTI Nome:   GIOVANNI
Data di nascita: 21/08/1946   Luogo di nascita:   BOLOGNA
Residenza: ROMA    

LA MIA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Per prima cosa mi dedicai alla mia formazione professionale, sapevo infatti che la scuola mi aveva dato molto, ma non abbastanza, quindi mi sono dedicato all’approfondimento delle materie che più mi appassionavano. Tutti i libri di una certa importanza erano però scritti in inglese oppure in francese, fu indispensabile quindi, imparare innanzitutto queste due lingue straniere. Mi applicai col metodo allora più in voga, i dischi LP a 33 giri della “Linguaphone”. Tutti i giorni facevo almeno un’ora di esercizi di pronuncia facendo uso del giradischi e qualche sera che non ero troppo stanco ascoltavo la radio ad onde corte in lingua francese, come suggeritomi da mio cugino Antonio Frangipani. In seguito poi, frequentai insieme a mia moglie un corso serale di lingua Russa in quanto sul lavoro si prospettava l’idea di andare in terra sovietica per un lungo periodo e così decisi di imparare anche quella lingua. Chiaramente tutti i corsi di lingue li ho effettuati a mie spese, ma posso dire di aver fatto un buon investimento. Durante la prima trasferta in Spagna nel 1971 imparai a parlare sufficientemente bene anche lo spagnolo.
Tale tipo di formazione tecnica mi ha permesso poi di seguire i lavori di montaggio, avviamento e manutenzione di numerosi impianti petrolchimici sparsi in 26 paesi del mondo.
Il mio lavoro con il gruppo ENI mi portò prima a Firenze, poi tornai a Roma e con l’impegno che sarei dovuto andare in giro per il mondo a seguire i montaggi d’impianti industriali.
Ma la mia grande passione è il Basket. Ho iniziato a giocare fin da quando avevo 5 anni vedendo mio cugino che allenava la squadra della Parrocchia. Da ragazzo sono stato un giocatore mediocre perchè quando entravo in campo mi emozionavo, pensate che la mia prima partita giocata con la Vis Nova del collegio S.Maria di Roma all’età di 14 anni, fui capace di fare 4 falli in 2 minuti. L’allenatore Alfiero Antonini mi levò subito dal campo. Poi col tempo divenni un bravo playmaket che era capace di giocare anche ala piccola, molte palle recuperate e grande velocità in contropiede, erano le mia doti migliori. Poi sono anche diventato allenatore. Di questa parentesi parlerò in altro punto del Sito.
Dopo le scuole medie frequentate alla “Giovanni Pascoli” di Roma il mio professore di disegno Prof. Zanfardini suggeri ai miei genitori di iscrivermi all’Istituto Tecnico Industriale “Galileo Galilei” di Via Conte Verde a Roma, un Istituto molto noto per la severita’ dell’insegnamento e la formazione di tecnici molto preparati. La scuola aveva gia’ da allora un numero chiuso e vi erano ammessi soltanto quegli studenti che provenivano dalle scuole Medie o dall’Avviamento al Lavoro con il massimo dei voti; praticamente venivano accettati solo quei ragazzi che erano stati promossi a giugno in quanto dopo pochi giorni le iscrizioni venivano chiuse e chi non era ammesso si sarebbe dovuto rivolgere ad altri Istituti della Capitale per cercare una sistemazione. Dopo aver ripetuto ben due anni (il secondo e il quarto istituto) mi sono finalmente diplomato con il massimo dei voti risultando il piu’ bravo dell’Istituto insieme ad un mio compagno con il quale mi ero preparato agli esami. Il risultato furono tutti 7 ed un bel 9 in Educazione Fisica che faceva presupporre un bel futuro da atleta.

Titolo di Studio:
Diploma di Perito Industriale con Specializzazione per la Meccanica ed in particolare per le Macchine Rotanti Conseguito alla sessione estiva dell’anno scolastico 1966/67.

LA MIA GRANDE PASSSIONE PER LA FOTOGRAFIA
La passione per la fotografia iniziò all’età di 12 anni quando mi regalarono la prima macchina fotografica una Closter di fabbricazione tedesca del tipo galileiano, cioè con il mirino laterale.
La Closter aveva, la messa a fuoco manuale, il tempo d’esposizione 1/60″, la posa; in più aveva 3 diaframmi di apertura per l’obbiettivo (8-11-16). Il fotografo che mi sviluppava e stampava i rullini, mi spiegò i primi rudimenti di fotografia: che cosa fosse l’apertura dell’obbiettivo, il diaframma, il tempo d’esposizione, la messa a fuoco, la profondità di campo, la sensibilità di una pellicola, la relazione che c’è tra diaframma e tempi d’esposizione, e tutti quei termini tecnici tipici di chi parla di fotografia.
Inizialmente non ero molto propenso a dedicarmi a questa passione in quanto i primi risultati furono molto deludenti.
Le prime stampe delle foto non erano della migliore qualità e quindi agli inizi essendo molto demoralizzato, abbandonai la macchina fotografica e lasciai ad altri il compito di immortalare i momenti migliori della mia vita.
Poi avvenne un fatto strano, nel 1968 Italo Reali, cognato della mia fidanzata, durante una riunione di famiglia mi mostrò una macchina fotografica tedesca, una Rolleycord 6×6 Reflex con doppio obiettivo, un vero cimelio come quelle che usavano i paparazzi.
“Giovanni”, mi disse Italo, “un mio collega ha ricevuto in eredità dal padre questa macchina ma non sa che farsene e mi ha chiesto se m’interessa, visto che tu sei appassionato di fotografia ho pensato che potresti comprarla, lui vuole solo 30.000 lire, pagando 10.000 lire al mese, sarà tua!”
Non ci pensai due volte ed acquistai subito quel gioiellino, fu così che mi “iniziai” alla fotografia.
Cominciai a scattare foto su foto che portai a sviluppare da un altro fotografo che seppe subito valorizzare i miei negativi, si parlava unicamente di Bianco e nero, e così mi appassionai a questo hobby. Con i risparmi compravo sempre qualche rivista fotografica che “divoravo” con piacere, la Rolley non mi bastava più, intorno al 1968-69 cominciavano a trovarsi delle macchine reflex che usavano pellicola cinematografica 35 mm, con ottica intercambiabile che però costavano delle cifre inavvicinabili, si parlava di due mesi di stipendio per comprare una macchina fotografica reflex corredata di un paio di obiettivi e del necessario flash. Non avendo molti contanti disponibili acquistai una Topcon RE Super usata, ma dopo aver scattato il primo rullo mi accorsi che era difettosa, tentai inutilmente di farla riparare, ma senza alcun risultato e la rimisi in vendita perdendo meta’ del suo valore. Questo pero’ mi servi da lezione in quanto da allora non acquistai più attrezzature fotografiche usate.
Preferii aspettare qualche mese in più e nel 1970 mi comprai una Asahi Pentax nuova che aveva delle prestazioni leggermente inferiori alla Nikon F ed alla Canon che erano il mio sogno, ma che costava quasi la metà. Acquistandola nuova, avrei avuto 1 anno di garanzia, in caso di danni avrei potuto farla riparare senza spendere soldi.
Il mio lavoro mi portò prima a Firenze, poi tornai a Roma e con l’impegno che sarei dovuto andare in giro per il mondo a seguire i montaggi d’impianti industriali come esperto di macchine rotanti.
Ogni posto visitato mi ha visto sempre all’opera con un apparecchio fotografico e relativi accessori che via via hanno aumentato il peso del mio bagaglio e la qualità delle esposizioni.
Ho sempre fatto report fotografici sull’avanzamento lavori nei vari cantieri ed al termine ho scattato delle diapositive da inserire nei vari depliant dell’azienda per la quale lavoravo.
Ho partecipato ad alcuni concorsi fotografici organizzati dal dopolavoro ENI ed a un paio di concorsi nazionali classificandomi con qualche foto anche ai primi posti.
Non mi sento assolutamente “arrivato” anche a 67 anni ogni giorno c’è sempre qualcosa da imparare e con la giusta umiltà, che però non vuol dire sottomissione, sono sempre pronto a confrontarmi.